Giacomo Spadalonga era un mercante di stoffe. La sua abitazione, ed il fondaco dove conservava le sue merci, erano a Gubbio, in quell’ampia piazza che accoglie generosamente chi entra in città, e che oggi è denominata “Piazza 40 Martiri”. Giacomo Spadalonga era mercante di stoffe proprio come Pietro di Bernardone, il padre di Francesco d’Assisi. Nell’inverno del 1206, Giacomo offrì un ricovero, panni per coprirsi e scaldarsi, un conforto umano e materiale al giovane Francesco in fuga da Assisi dove, sulla pubblica piazza, si era spogliato di ogni suo bene materiale e di ogni legame familiare.
Se ad Assisi Francesco aveva rifiutato il padre terreno, rinunciando allo stile di vita paterno insieme alla sua eredità, fuggendo a Gubbio – forse attratto anche dall’aura di santità intorno al Vescovo Ubaldo, canonizzato appena qualche anno prima – abbraccia una nuova vita di rinunce, povertà e servizio. Come ebbe a dire un più recente successore di Ubaldo, il Vescovo Emerito di Gubbio Monsignor Ceccobelli, è nel servizio agli ultimi, nel lebbrosario di San Lazzaro, che Francesco matura l’ultimo atto del passaggio dall’essere figlio di Pietro ad essere figlio di Dio. Le indicazioni che aveva ricevuto in sogno a Spoleto, diventano munifica realtà e primo atto di forma vitae francescana a Gubbio, dove Francesco aveva trovato asilo nella casa dell’amico Giacomo.
Non passarono che pochi anni da quei fatti, perché Francesco d’Assisi salisse agli onori degli altari, e sulla casa degli Spadalonga venisse eretta una Chiesa. Naturalmente dedicata a San Francesco. E dunque non poteva che concludersi qui, in un luogo dalla valenza fortemente simbolica, e dal profondo valore spirituale, l’ultimo appuntamento della rassegna Onora il Padre. Francesco d’Assisi, ribelle e fondatore dell’Ordine, ideata e realizzata da UmbriaEnsemble con il sostegno di Fondazione Perugia. Sabato 25 Novembre, con inizio sempre dalle ore 17, il Professor Claudio Risé – noto psicologo, docente universitario, scrittore e giornalista, autore, tra l’altro, dei saggi “Il padre. L’assente inaccettabile” e “Il ritorno del padre” – dialoga con la Professoressa Paola Nicolini, docente di psicologia all’Università di Macerata.
A seguire, intorno alle ore 18, il Concerto di UmbriaEnsemble (Gianluca Luisi, Pianoforte; Luca Ranieri, Viola; M. Cecilia Berioli, Violoncello) con musiche di Ludwig van Beethoven. In programma due monumentali trii, bizzarramente, ma non casualmente, presi a testimonianza del conflitto che nel breve arco di qualche tempo si consuma nella poetica del genio tedesco: il Trio in Sib Maggiore op. 11 (1798) si inscrive in una linea di continuità con la tradizione culturale ed artistica dell’epoca, mutuandone non solo gli stilemi, ma finanche gli spunti melodici nell’ “Allegretto con Variazioni”; mentre il più genuino – ancorché più giovanile – Trio in do minore op.1 (1795) aveva già tracciato con profonda e visionaria incisività le linee della sua futura creatività
È singolare ma forse non casuale – chi può dirlo – la circostanza per cui l’età di Francesco quando maturò il gesto estremo della spogliazione in piazza, ad Assisi, era la stessa età di Beethoven quando compose del Trio in do minore op.1, partitura che suscitò nel maestro Haydn qualche severa raccomandazione ad evitare espressioni estreme ed incomprensibili ai più, e a muoversi piuttosto in un confortante e più tiepido sentiero già tracciato e inevitabilmente – possiamo dire oggi – esautorato.
Un sereno e piacevole omaggio alla dorata stagione autunnale, poi l’indomani, a Città di Castello con il Quartetto d’Archi di UmbriaEnsemble (Angelo Cicillini e Cecilia Rossi, Violini; Luca Ranieri, Viola; Maria Cecilia Berioli, Violoncello). A cura del Circolo Culturale Luigi Angelini, benemerita e vivace realtà culturale operante nel Castrum Felicitatis di Plinio il Giovane, Domenica 26 Novembre UmbriaEnsemble sarà protagonista del Concerto d’Autunno, con musiche di Wolfgang Amadeus Mozart.
Colori, profumi e suoni autunnali nel Quartetto K458 “La Caccia” che apre il Concerto, per continuare poi, sempre nel nome di Mozart, con il magnifico, intenso capolavoro detto “Quartetto delle Dissonanze” (K465) il cui incipit ha suggerito la definizione postuma della partitura. Che si apre con il lacerante sovrapporsi di armonie troppo ardite per l’epoca, tanto da essere riviste ed emendate in qualche edizione più sorda che sensibile, assai lontana dalla intuizione mozartiana di orizzonti armonici tanto nuovi da essere rifiutati come ribelli.